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La Thailandia, questo gioiello del Sud-Est asiatico, è oggetto di una vera e propria danza di formalità per i viaggiatori. Mentre il paese aveva instaurato un periodo di soggiorno senza visto di 60 giorni per attrarre i turisti, ora circolano voci su un possibile ritorno alla vecchia regolamentazione di 30 giorni. Questa evoluzione, che potrebbe riguardare un ampio ventaglio di nazionalità, tra cui i francesi, è accompagnata da preoccupazioni legate agli abusi constatati. Tra semplificazioni e nuove sfide, le autorità thailandesi sembrano navigare in acque tumultuose, cercando di trovare un equilibrio tra l’accoglienza dei turisti e la lotta contro le pratiche abusive.
Negli ultimi settimane, la Thailandia sembra destreggiarsi con questioni di formalità d’ingresso che lasciano più di un viaggiatore perplesso. Infatti, la possibilità di un ritorno all’esenzione di visto di 30 giorni per i visitatori stranieri è sulle labbra di tutti. Mentre il paese ha recentemente ampliato la durata del soggiorno senza visto a 60 giorni per molti stranieri, emergono discussioni su un possibile ritorno alla vecchia norma. In questo articolo, ci immergiamo nelle ragioni, nelle implicazioni e nelle nuove misure che potrebbero influire sul tuo prossimo viaggio in Thailandia.
Un ritorno alle origini: cosa si profila all’orizzonte?
La Thailandia è stata a lungo una destinazione amata dai viaggiatori stranieri, non solo per le sue spiagge soleggiate e per la sua cultura ricca, ma anche grazie a politiche di esenzione di visto favorevoli. Tuttavia, dalla tarda estate 2024, i cittadini di 93 paesi, tra cui quelli dell’Unione Europea, possono beneficiare di un soggiorno senza visto che può arrivare fino a 60 giorni. Un cambiamento necessario per rilanciare il settore turistico dopo il periodo pandemico.
Tuttavia, ci sono voci che segnalano abusi verificati in alcune imprese locali, dove lavoratori stranieri vengono trattenuti nel suolo thailandese per questi due mesi con il pretesto del turismo. Ciò solleva preoccupazione tra le autorità, che sembrano ora inclini a ridurre la durata del soggiorno a 30 giorni. Questa misura potrebbe causare problemi tra i vacanzieri che si sono abituati a questo periodo prolungato.
Il dilemma tra accoglienza e regolamentazione
Questo possibile ritorno all’esenzione di visto per 30 giorni illustra bene il dilemma di cui la Thailandia è confrontata: facilitare l’arrivo dei turisti mentre si combatte contro gli abusi constatati. La lotta per attirare il massimo numero di visitatori potrebbe essere ostacolata dalla necessità di mantenere un ordine socio-professionale nel territorio nazionale. Mentre il paese aspira a ritrovare una dinamica economica fiorente, la questione di una regolamentazione adeguata potrebbe complicare ulteriormente la gestione dei flussi turistici ed economici.
Una digitalizzazione delle formalità d’ingresso
Mentre entrano in vigore nuove misure, la Thailand Digital Arrival Card (TDAC), reintrodotta a partire dal 1° maggio, promette di portare un tocco di modernità alle formalità d’ingresso. Questo modulo digitale, che sostituisce il tradizionale documento cartaceo, dovrà essere completato entro 72 ore prima dell’arrivo. Che si sia turisti o uomini d’affari, ora sarà imperativo seguire questa procedura semplificata per entrare nel paese.
Uno sguardo verso il futuro: l’Autorizzazione elettronica preventiva di viaggio
Parallelamente alle discussioni sull’esenzione di visto, la Thailandia prevede di attuare un’ Autorizzazione elettronica preventiva di viaggio (ETA) entro la fine del 2025. Ispirata al sistema ESTA utilizzato dagli Stati Uniti, questa misura incoraggerà ulteriormente le persone a riflettere sulle modalità del loro viaggio in Thailandia. Con questi nuovi obblighi, che potrebbero includere una stima anticipata dei soggiorni, è certo che la Thailandia è impegnata a modernizzare il proprio approccio nei confronti dei passeggeri, anche se i dettagli rimangono ancora poco chiari.
In definitiva, il complesso tessuto delle formalità d’ingresso in Thailandia suscita molte discussioni, e la rinegoziazione dell’esenzione di visto non riguarda solo i numeri, ma anche l’economia, il turismo e la percezione internazionale della destinazione. I viaggiatori dovranno quindi rimanere informati per adattarsi a questi potenziali cambiamenti.